Quel tardo pomeriggio del luglio 1990 Marika stava galleggiando nei pressi dell’isolotto delle posate, a Castro, aveva appena rilasciato otto tossine quando un gommone con a bordo due giovani criminali la circondò, costringendola a salire con la forza. Marika da quel giorno non sorrise più per anni, durante i quali la piccola fu segregata in due secchielli di colori differenti: “Probabilmente uno rosso e l’altro turchese – confida in un’intervista un pescatore della zona – quando il secchiello è rosso tandu non hai scelta”.
L’incubo di quella medusa finì la notte del 12 agosto 2001: “Dopo la liberazione tutti volevano vederla nell’acquario: capii che non era più una medusa di merda, come si ero sempre considerata. La comunità intera salentina la elesse regina delle meduse”.